Carlo Dragonetti


Un artigiano restauratore di mobili: Carlo Dragonetti, detto "Carlumino"

Dal colloquio con il figlio Valerio, artigiano restauratore di mobili


Mio padre è nato l' otto dicembre 1920 in piazza del Popolo, nel cuore di Anghiari.
Già a otto anni ha cominciato ad andare garzone in bottega da Cannone, un falegname… la categoria del restauratore è nata successivamente. Era da questo falegname che incominciò ad apprendere il mestiere, accomodava i mobili vecchi.
E' andato a scuola fino alla terza media.
Anche durante i cinque anni di prigionia in Egitto ha continuato a fare il falegname. Le valige per tornare a casa se le era fatte lui e le conservo ancora. Si è fatto anche un accendino laggiù… lui era uno di quelli che se gli mancava qualche cosa prendeva e se la faceva. Era un uomo piuttosto fantasioso e questo certo lo ha aiutato nel lavoro per migliorarsi.
Finita la guerra - nel '49 - si è sposato e messa su bottega faceva lavori per lo più di falegnameria. Poi negli anni '50 con la ripresa economica c'era qualche soldo in più aggiro e sono nati i primi antiquari, e mio padre è stato tra i primi tre della zona a intraprendere questo nuovo mestiere che è il restauro. Ha collaborato con Milton Poggini che era un liutaio ed era anche un collezionista. In casa sua c'erano molti mobili antichi. Io la so così: venne alla luce che Milton aveva in casa uno Stradivari e gli antiquari che già esistevano a Roma, a Milano vennero a trovarlo per sapere se era vero o no di questo strumento. E in casa sua c'erano tanti mobili antichi e gli altri antiquari non trovarono il violino, ma gli chiesero i mobili … e da lì Milton ha iniziato a fare l' antiquario.
Milton ogni volta che andava a Firenze o a Roma si portava dietro il mio babbo e Giuseppe Casucci per gli orologi per farsi consigliare. E poi mio babbo restaurava i mobili acquistati e a poco a poco il mio babbo si è fatto un nome per il restauro di cassettoni, tavoli, mobili, sedie. Venivano da fuori , da Roma, Milano, Urbino, Fano, Pesaro, Firenze. A quei tempi lavoravano meglio, con il tempo giusto … non si guardava alle 4-6 ore in più … il prezzo era sempre quello e i costi di bottega erano ridotti.
Poi nel 1967 sono venuto al mondo e verso i 15 anni ho iniziato a stare in bottega. Prima in estate quando la scuola non c'era, poi dal '90 ho personalmente rilevato l' attività.
Mi ricordo che il mio babbo era sempre in bottega - la stessa dove ora lavoro da solo - con la mia mamma: lui con il legno, lei con il tombolo. Dalle cinque della mattina fino alle dieci la sera. E fuori ricordo cataste di mobili che arrivavano fino al terrazzo. Lui li lasciava là. Negli anni '60 non rubava niente nessuno, e non erano nemmeno così rari questi mobili. Prima se c'erano quattro o cinque cassepanche si prendeva il meglio da ognuna e magari se ne tiravi fuori una, due… adesso da quattro-cinque cassepanche qualche volta se ne tirano fuori anche sei … Capito? … per far capire come è la differenza del tempo … Ricordo che mia mamma chiamava le amiche e in bottega cominciavano a chiacchierare e quando mio padre non ne poteva più… la bottega non è grande, è quella che è … e lui non osava dire niente, ma mi ricordo che cominciava a fare la polvere per mandarle via …
Laggiù in bottega ho ancora la sua giubba da lavoro e il cappello e gli occhiali … i suoi fogli … qualche volta li prendo, gli occhiali, perché servono anche a me quando faccio qualcosa al traforo: ne approfitto … Io ho imparato da lui; ho fatto l' Istituto d' Arte, ma talvolta alcuni professori passavano da mio padre per chiedergli qualche consiglio. In questo lavoro conta molto la pratica. Star un anno con mio babbo si imparava… Il suo modo di restaurare … l' ho visto fare di quei lavori .. dalla doratura, all' intarsio, la pittura, finti marmi, ebanisteria … sapeva fare di tutto.
E' nato con la dote di saper disegnare, amante dell' estetica … Uno che è sdatto, è sdatto… Lui no, lui era capace… poi per l' epoca ha iniziato presto … c'era bisogno …
Mio babbo scherzava sempre … con me poi era diventato come fossimo due fratelli. Poi dall'88 il rapporto si è ancora più affiatato, diciamo, perché nell'88 è morta mia mamma: loro avevano un rapporto molto buono e stavano insieme dal mattino alla sera e io con loro. Mio fratello era via, mia sorella si era sposata. Se si litigava per i soliti motivi poi ci si riavvicinava subito: era come una cosa di cui non si poteva fare a meno, riavvicinarsi.

Ho questi ricordi di mio padre allegro, "pacioso", e quando ci voleva diventava anche severo. Io sono nato qui in questa casa sopra la bottega … son sempre stato qui … e per quanto mi è possibile la bottega l' ho lasciata come era quando c'era lui: mi fa piacere vivere un po' con la sua presenza, il suo ricordo… anche di mia mamma.
Era conosciuto come "Carlumino" perché accanto alla Chiesa di S. Agostino in Anghiari Vecchio c'era una nicchia con una Madonnina e mio babbo da ragazzino era addetto ad accendere questo lumino la mattina. Da allora tutti lo chiamavano "Carlumino"
Mi ricordo una volta che era estate: mio babbo aveva sui 60 anni e io ero li fuori e ho visto.
All' epoca lavorava in particolare per gli antiquari e questi pretendevano di portare l' oggetto oggi e di ritirarlo accomodato domani e di pagar poco. Mio padre era costretto a fare il lavoro perché l' antiquario ne portava tanto, e poi dopo aver fatto i salti mortali per finirlo per tempo l' antiquario voleva dargli la metà del prezzo richiesto. Era sempre così. E allora in questo caso è successa una mezza rissa. Forse perché c'ero anch'io la cosa non è andata per le peggio. Io lo calmai, se no andava a finire che … Proprio perchè mio padre di carattere era tranquillissimo, quando arrivava al limite scoppiava e allora … E poi da lì si interruppe quel rapporto di lavoro e mio babbo non ne volle sapere più, degli antiquari. Tra gli anni '50 e '70 gli antiquari han fatto i soldi … e i restauratori lavoravano molto. Io ho trovato un quaderno dove mio babbo segnava le ore e i soldi per i lavori: roba da.. roba da fantascienza… ma come faceva?! L' antiquario faceva un grosso guadagno e al restauratore pagava una cifra molto modesta; era considerato un mestiere poco importante, umile, alla stregua del ciabattino, diciamo …
Lui non ha deciso di smettere di lavorare: ha smesso due settimane prima di morire perché non ce la faceva più. Se lui oggi fosse ancora vivo avrebbe 84 anni e sarebbe in bottega.
Anche quando sono diventato grande mi dava sempre consigli preziosi. Questo è un lavoro che si impara sempre e io - ora che mio babbo non c'è più - mi spiace che a suo tempo potevo ascoltarlo con più attenzione … Dovevo dedicargli più tempo, imparare qualche cosina in più . In una bottega ci sono dei segreti …ognuno ha i suoi … e un genitore le cose al figlio gliele dice, anche se ci ha messo magari 30 anni a scoprirle.
Lo ringrazierei perché mi ha introdotto nel mondo del lavoro, anche se a me a 15 anni non è che piaceva tanto. Ma è grazie alla sua tenacia che io oggi ho un Mestiere

Intervista a cura di Isabella Venturi, febbraio 2004

P.S.
" Allora le cose del 700 venivan valutate come ora le cose dell' inizio del '900. Dovevan essere del 500 - 600 per essere considerati

" Ad Anghiari adesso ci sono 10-11 restauratori su 5800 abitanti: nel '70 eran 7000 ab. e 2-3 restauratori , non falegnami

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