Duccio Demetrio
ANCHE LE COSE SI RACCONTANO
In molte culture, come è noto, si ritiene che le cose e gli esseri
più disparati posseggano un' anima.
Tanto gli animali, quanto le piante e financo le pietre, si crede trattengano
dentro di sè, fin dagli albori del mondo, un' energia che li reputa
avvicinabili, se non superiori, alla specie umana. Ma non solo: anche
i prodotti e i manufatti creati per le necessità domestiche o speciali,
di conseguenza,sarebbero dotati -provenendo dalla natura animale, vegetale,
minerale - quasi di un doppio potere.
Infatti, chi conferisce ad essi forma attraverso la loro manipolazione
(lavorandoli, dipingendoli, rendendo li più attraenti oltre che
funzionali) li nobiliterebbe ancor più.
Umanità e naturalità si incontrano, per tali credenze, nella
realizzazione di ciò che rende la vita migliore, più gradevole
e facile. Poiché, al di là delle apparenze, tutto sarebbe
abitato da quanto non è sempre dato agli occhi e ai sensi vedere
e riconoscere.
In queste tradizioni anche oggi vitali (ci riferiamo all'animismo africano,
allo scintoismo estremo orientale, allo sciamanesimo nordico, ecc), la
presenza poi degli "antenati", dei predecessori defunti, conferisce
ancor più un alone sacrale e di
mistero a tutto ciò che nasce dalle mani ed è destinato,
prima o poi, a ritornare alla grande madre terra, all'aria, all'acqua.
Per chi ci crede, gli spiriti della memoria collettiva, di un villaggio
o di una tribù, popolano ogni habitat e non solo con le loro materiali,
palpabili fisicità. Nei cui confronti occorrerà essere pertanto
devoti, rispettosi e cauti.
Le cose, nella loro sostanza (una commistione tra natura, lavoro umano
e ricordo), divengono veri e propri "oggetti d'affezione", come
oggi in occidente abbiamo imparato a denominare quanto ci circonda, da
noi acquistato o ereditato. E che nel corso degli anni entra a far parte
della nostra quotidianità fino al punto da far non poca fatica
quando dobbiamo magari sbarazzarcene per far spazio a qualcosa di più
moderno, alla moda e utile.
Nei
loro confronti esprimiamo un certo tipo d'amore; li "personalizziamo"
non solo perchè li avvertiamo profondamente nostri, ma perchè
diventano per noi "persone" di famiglia, amuleti, feticci cui
attribuiamo poteri scaramantici, protettivi, misteriosi.
Al di là del loro valore pecuniario, rappresentano per ciascuno
di noi simbolicamente qualcosa che è vivo e palpitante perchè
siamo noi a conferire ad essi un
valore di carattere emotivo e sentimentale.
Tanto più se, quando ce li donarono, o li comprammo, li usammo
a lungo, oltre a farci compagnia entrarono a far parte del nostro stile
di vivere. Privati di tali cose non saremmo più gli stessi, ci
mancherebbero quasi fossero appunto esseri umani.
foto a lato, formella intarsiata da Mastro Santi Del Sere
Di conseguenza, pur ben lontani dalle tradizioni citate, magari senza
saperlo siamo però in questo ancora molto vicini al mondo latino
e mediterraneo. Per il quale, ci è stato tramandato, "le cose
piangevano" essendo dotate di occhi per vederci e di sentimenti"(sunt
lacrimae rerum, persino le cose lacrimano: si diceva in poesia). Ma se
un tempo ciò rappresentava una credenza diffusa che induceva ad
inventare fiabe e leggende popolate di figure parlanti e che potevano
essere offese da gesti incauti o violenti, oggi il nostro attaccamento
seppur desacralizzato nei confronti di quanto è appartenuto a qualcuno
o a qualcuna venuti prima di noi, non è molto diverso. Sempre però
ammesso che si sia dotati di una cultura della memoria almeno famigliare
(in ciò educati aggiungiamo), se non locale, in grado di farci
ritenere comunque importanti e degni di culto certi oggetti di casa appartenuti
ai nonni, ai parenti, persino a personaggi leggendari mai conosciuti,
Tali "cari vecchi cimeli" ci inducono ad averne un rispetto
talvolta. quasi religioso, che è fonte di possibili storie legate
all' origine di quell' oggetto: una cassapanca, una cornice, una zuppiera,
un tavolo piuttosto che una sedia, ecc,
Se qualcuno ci chiede - come è avvenuto nei mesi scorsi ad Anghiari
nel corso di una ricerca biografica realizzata dalla Libera Università
dell'Autobiografia - la loro provenienza, la loro funzione forse superata,
a chi appartenevano e perchè sono finiti fino a noi, ecco che -
seppur per bocca nostra - questo universo domestico inanimato torna a
rivivere.
Ed
allora ancor di più, in questa altra indagine che ho il piacere
di presentare e che si deve alle preziose e infaticabili anghiaresi scrivane
di storie, formatesi alla Libera, occorre rendere omaggio a coloro che
tali oggetti realizzarono,
Si sono ascoltate le voci che hanno raccontato biografie del lavoro artigiano;
si sono raccolti aneddoti, vicende, profili di coloro il cui impegno professionale
ha dato lustro e fama a questa comunità. Grazie a chi si è
impegnato in questa attività, ora queste narrazioni possono sfidare
l'oblio poichè sono diventate scritture di vita artigiana incancellabili.
Dal momento che, ancora una volta, le parole scritte restano, mentre purtroppo
le memorie orali a lungo andare si disperdono ai quattro venti.
Per questo è importante che - sull' onda di questo esempio - sempre
più si diffonda un uso e un metodo della ricerca biografica che
possa non riguardare soltanto il racconto di fatti, di vicende e vicissitudini.
foto a lato, formella intarsiata da Mastro Santi Del Sere
Gli oggetti, i paesaggi e le case abitate, le vie e le piazze, le botteghe
rivendicano il loro diritto di essere ricordati. Tutto quanto quindi ha
consentito alle donne e agli uomini di vivere, di guadagnare, di avvertire
sentimenti ispirati al bello, di raccontarsi, di educarsi reciprocamente
può-deve avere la sua da dire.
In tal modo - pur essendo ormai noi ben lungi da qualsiasi tradizione
animistica - è come se tutto ciò acquistasse nuova vita,
nuova parola, Non soltanto perciò i ricordi degli oggetti o dei
luoghi vanno protetti, difesi e salvaguardati: è necessario che
chi quelle cose produsse o quei territori amò e lavorò sia
ancor più onorato dalle rimembranze di chi resta.
Anghiari da qualche anno ufficialmente riconosciuta come "città
dell' autobiografia, non poteva pertanto disattendere questa importante
occasione espositiva senza dare il suo attivo contributo, mettendo a disposizione
dei visitatori più curiosi quanto realizzato dai suoi ricercatori
più preparati e sensibili.
Ci auguriamo che d'ora in avanti chiunque lo desideri voglia incamminarsi
lungo la strada dell' esperienza intrapresa, andando alla ricerca di coloro
che facevano mestieri ora quasi scomparsi e di chi, in famiglia, molte
storie potrebbe raccontare sulle avventure di quei mobili, di quelle porcellane,
di quei corredi giunti fino a noi.
Si tratta di scrivere i "ricordi di cose" che, infine, soprattutto
se riconducibili a coloro che le inventarono, piallarono, costruirono,
modellarono, dipinsero, tesserono, potranno diventare ancora più
preziose e care.
(*) Cofondarore con Saverio Turino e ora Presideme ddla Libera Universirà
dell'Autobiografia di Anghiari, doceme di Filosofia dell'Educazione e
Teorie e Pratiche Autobiografiche all'Università degli Studi di
Milano Bicocca
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