Galliano Calli
Galliano Calli nacque ad Anghiari il 22 Dicembre 1903. "Era un uomo
grande, era poliedrico, oltre che teneva molto alla famiglia era un uomo
con delle grandi capacità, non si scoraggiava mai, anche nei momenti
più difficili, durante la guerra, non ci faceva mancare nulla,
andava nelle campagne e riportava il pane, la farina
.".
Ha iniziato la sua attività partendo dagli oggetti, non solo dai
mobili, ma anche dalla ceramica. Ad Anghiari c'era un certo Masino Corsi,
che era lo zio della moglie, il quale aveva la passione per l'antiquariato.
Quello che raccontavano i genitori ai nipoti era che Galliano aveva questa
passione, fin da ragazzino e andava spesso con questo Masino Corsi a cercare
nelle campagne questi mobili o questi soprammobili di una certa epoca.
Quindi fin da piccoli i figli di Galliano hanno visto in casa dei tavoli,
dei tavolini, dei quadri, degli oggetti in ferro, delle brocche, oggetti
che non faceva toccare, dicendo sempre ai figli : "Attenti che non
si sciupino
". Uno studiava su un tavolino del '700, un altro
dormiva su un divano dell'800, di quelli a barca, c'erano tutte queste
cose, che poi un giorno c'erano e quell'altro sparivano perché
le vendeva. Amava questo lavoro e spesso faceva i debiti pur di comprare
un pezzo antico e quindi c'erano discussioni con la moglie, perché
invece di comprare cose necessarie comprava mobili e oggetti, ma lui diceva
:" Dopo ci guadagno!" e pensava sempre a questo guadagno che
poteva fare con queste cose che comprava con i risparmi suoi e della moglie.
Questo lavoro poi lo ha inculcato ai figli, che hanno vissuto da sempre
con questo amore per i mobili, anche se erano costretti a vederli in casa
e poi a vederli sparire, ogni tanto spariva il letto, ogni tanto il cassettone;
più di una volta la moglie glieli metteva per le scale, dicendo
:" Io mi affeziono alle cose che porti, mi piacciono e poi tu me
le porti via per venderle", così per non averle in casa e
non affezionarsi le metteva fuori per le scale.
Lui andava per le campagne col calesse a cercare un divano, un cassettone,
un armadio, questo si capisce dal suo libro, in cui attraverso le poesie
racconta quello che faceva, descrive anche il suo paese e la vita di allora,
narra delle sue prime avventure.
Tra queste poesie, una particolare, simpatica e autoironica, è
sicuramente quella che parla del piatto di Mastro Giorgio, che aveva acquistato
da una signora ad Arezzo
" Il sabato mattin con l'Appennino,
a far mercato a Arezzo mi recavo,
presso una vecchia dal cervello fino,
e qualche
roba antica rimediavo.
Un giorno mi vendé 'n piatto d'Urbino,
che un capitale costerebbe adesso.
E come copia il piatto era sì bello
Che ci cascai come un sambudello.
Masino Corsi mi aspettò al murello,lassù
al parterre, ove si fa il mercato.
Gli mostrai quel piatto così bello
E dissi "Trenta soldi l'ho pagato".
" Un grand'asino sei! - mi disse quello-
quel che gli hai dato è tutto buttato.
Ritorna a Arezzo e fatti da' i denari:
Questo piatto l'ha fatto il Marinari"
Di corsa ritornai 'n Piazza Vasari,
fermandomi
al porton dove abitava,
e forte il campanello le tirai.
Pronta alla finestra si affacciava.
" Signora bella! Non credereste mai
che qui la mia coscienza non è vana.
E' di Mastro Giorgio questo piatto:
se io m'approfittassi sarei matto".
" So contenta per te, caro ragazzo,.
L'affare è fatto, e devi guadagnare.
Se su la roba 'un ci capisci un cazzo,
così, anche questo ti farà imparare"
Quindi Galliano ha sempre girato, prima per le campagne, poi nei paesi,
poi nelle città, prima col calesse, in seguito, piano piano, in
macchina
Ad Anghiari è stato tra i primi antiquari, insieme a Milton Poggini,
il suo lavoro era soprattutto di commerciante.
Ha sempre lavorato con i tre figli, se c'erano clienti i figli dovevano
essere presenti, avevano dei negozi in piazza, negli appartamenti e poi
nella casa di via Trieste, casa che era piena di mobili. Il suo lavoro
influiva moltissimo sulla vita della famiglia, per i figli non c'erano
orari, quando arrivavano i clienti da fuori, all'ora di pranzo o la sera
tardi era sempre un via vai di gente e si doveva essere disponibili.
All'inizio, negli anni '50/'60, girando per le case, in particolare per
le case padronali, si trovavano oggetti di gran valore che le persone
non sapevano riconoscere e, a volte, neppure gli stessi antiquari.
Uno dei figli si ricorda ad esempio, di una cassapanca del 1500 intagliata
in oro, che aveva trovato da una signora, era un mobile di valore, nel
momento di portarla via si accorsero che era piena di maioliche, e la
signora quasi li implorò di portare via anche quei piatti perché
non sapeva dove metterli! Si facevano dei buoni affari e, a volte, delle
scoperte uniche, negli scantinati o nelle soffitte, dove le persone guidavano
a vedere le cose che non usavano, che quasi avevano scartato, ma che avevano
un valore inestimabile.
I clienti erano all'inizio degli industriali, e dei nobili dei dintorni,
di Arezzo, di Sansepolcro, di Firenze, poi piano piano, quando ha cominciato
ad essere conosciuto, i clienti erano personaggi anche importanti: sua
eccellenza Ermini, che era il Magnifico di Perugia, e così la famiglia
Calli arredò l'università di Perugia e la Regione Umbria,
e poi la sede centrale del Monte dei Paschi di Siena. Sono passati dalle
gallerie dei Calli anche dei ministri. Tra gli amici più cari di
Galliano c'era il senatore Bartolomei, e vennero varie personalità
del mondo politico e dello spettacolo, nonché professionisti, architetti,
ingegneri ( sua eccellenza Bò, Ferri, l'ingegner Maniera, sua eccellenza
Memmo, Manfredi, Nilla Pizzi, Gina Lollobrigida, Modugno, Mastroianni,
Cavara, il ministro Bosco
). Molti scrittori, grazie all'amicizia
con Flora Volpini.
Tutti lo ricordano per il suo amore per l'antiquariato.
Poi comprò villa Miravalle, con la preoccupazione della famiglia,
della moglie in particolare, perché per acquistarla fece notevoli
debiti. La moglie fu un punto forte nella vita di Galliano, perché
anche se si preoccupava per i suoi vari acquisti, da lei ebbe sempre un
aiuto, anche nei momenti di maggior sconforto, la moglie gli ripeteva
: " Su, su che ce la fai, forza forza che sei un uomo intelligente
anche
se un affare è andato male, oggi andrà così, ma domani
è un altro giorno, vedrai che tutto si risolve".
Un episodio particolare legato al suo lavoro fu quello di un industriale,
che venne con altri industriali di Firenze, era il proprietario della
gran parte delle agenzie di trasporti di'Italia. Vennero con una grande
macchina e questo signore non voleva scendere, rimase in macchina dicendo
che non era interessato a nulla, poi piano piano Galliano lo convinse
e alla fine scese e entrò e comprò tante cose e quando uscì
disse a Galliano: "Io la devo ringraziare, perché non volevo
comprare niente, non avevo idea di niente, ma lei mi ha fatto comprare
e vado via contento!".
Sapeva far apprezzare gli oggetti, oltre essere un bravo commerciante
era scaltro e aveva ingegno. Tanto che, negli anni '60, quando l'attività
cominciava ad espandersi un po' in tutta Italia, Galliano cominciò
a girare, con il camion per consegnare i mobili che le persone venivano
ad acquistare ad Anghiari. Per andare a Roma e a Napoli si doveva per
forza passare dal "dazio", il che comportava lunghe code e ore
perse. Così a Galliano venne un'idea, seppe che alcuni dirigenti
del dazio erano amanti della caccia, e organizzò per loro una sorta
di "riserva di caccia", vicino ad Anghiari, così quando
venivano per "rilassarsi" avevano la possibilità di cacciare.
Da quel momento in poi passare dal dazio fu "un po' meno complicato".
Altri episodi sono legati ai negozi, per la Croce c'erano i mobili fuori,
quindi vasi, tavolini, quindi quando pioveva si doveva fuggire per andare
a rimettere dentro, si correva tra i negozi di Piazza, quello per la Croce,
quello per il Fosso e la casa.
Spesso il sabato venivano gli antiquari di Firenze per acquistare,e anche
da loro, quasi sempre, Galliano riusciva ad ottenere ciò che voleva.
Lavorando al suo fianco i figli non hanno appreso solo la passione per
l'antiquariato, ma anche la capacità di saper vendere che non è
arte di tutti!
Galliano, comunque, aveva questa qualità in modo quasi unico, sapeva
rendersi amabile alla gente, anche attraverso battute, che le persone
forse da altri non avrebbero accettato allo stesso modo.
Inoltre, non aveva dimenticato la fatica che aveva fatto per arrivare
dove era arrivato. Andava a Firenze una volta alla settimana, con il suo
Mercedes sportivo e l'autista, Loris Donnini, che lo accompagnava. Quando
arrivava per le vie degli antiquari, si sentiva dire " E' arrivato
il Commendatore" e tutti uscivano sulla porta. Lui non ne tralasciava
uno, magari non da tutti comprava, ma entrava in ogni bottega e spesso,
quando capiva che uno aveva particolare bisogno di vendere, da quello
comprava di più, pezzi dal valore più alto e meno alto.
Quando stava concludendo un affare amava ripetere: " Questo è
l'ultimo prezzo, lo giuro sulle mie creature", e poi diceva, rivolto
ai figli,: " No, no, ma io scherzavo".
Ci sono tre oggetti dai quali Galliano non si è mai separato: una
riproduzione della Madonna del Cardellino, che lui e la moglie tenevano
sopra il letto, e che alla moglie piaceva particolarmente, un divano a
barca, sul quale dormiva uno dei figli, e infine un piatto di ceramica,
perché vi è rappresentata la battaglia di Anghiari e quindi
c'era un legame affettivo importante.
Infatti, Galliano amava Anghiari. Il paese è stato arricchito dalla
presenza di Galliano Calli e Milton Poggini, anche perché la loro
presenza significava lavoro, per tappezzieri, falegnami, pittori, i falegnami
si specializzarono nel restauro, il Giorni, il del Sere detto Gnaso, il
Papini, il Pasquetti detto Cannone, gli antiquari avevano bisogno dei
restauratori. Anche la scuola d'Arte è nata perché Anghiari
era il paese degli antiquari, uno dei primi paesi in Italia ad avere questa
vocazione.
La scuola ha tramandato questo amore ai ragazzi, che hanno la bottega
per conto loro, ma sono, purtroppo, una misera percentuale come restauratori
che lavorano come artigiani, mentre ce ne sarebbe ancora bisogno.
Fino all'ultimo ha sempre amato questo lavoro ed è molto conosciuto,
sinceramente ha lasciato un'ottima scia. Ha avuto anche molte soddisfazioni,
lo hanno fatto Commendatore, Cavaliere, gli hanno dato lo Stemma d'oro,
e vari altri riconoscimenti importanti
Lui ha lavorato per tutta la vita e ha amato questo lavoro fino all'ultimo,
e i figli sono tutt'ora presi da questo amore, anche i nipoti.
La figlia ama ricordarlo con le parole scritte dal Senatore Giuseppe Bartolomei,
qualche anno fa, nella presentazione del suo libro di poesie, che lo descrivono
com'era: "Chi conosce Galliano Calli? Per molti è l'antiquario
di Villa Miravalle
Ma questo è solo l'approdo di un anghiarese
venuto su dal poco: dotato di un notevole istinto, di un ingegnaccio sottile
e di un pizzico di quella scettica spregiudicatezza che è il sedimento
di un'antica civiltà, ha saputo affrontare nella vita un percorso
vario e fortunoso. Il morso della fame, che non gli è stato ignoto
nella gioventù, gli ha insegnato ad apprezzare il meglio
Apparire
un gran signore, tra la folla internazionale
o, viceversa, partecipare
umile e compunto alla processione del Gesù morto, in paese
"
Intervista ai figli, Mara, Ascanio e Loris a cura di Sara Moretti
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