Vitruvio Giorni
Gilberta Giorni racconta Vitruvio Giorni
a cura di Stefania Bolletti
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..Mio babbo Vitruvio nacque ad Anghiari il 21 marzo 1915.
Fino a quattro o cinque anni prima di morire ha diviso la sua attività
tra la Scuola statale d'Arte e la bottega, dove aveva lavorato da sempre
con il padre.
Il nonno insegnò il mestiere al mio babbo e purtroppo nessuno dei
discendenti ha seguito le loro orme: mio fratello si è allontanato
presto dal paese di Anghiari per motivi di lavoro, mia sorella ed io abbiamo
intrapreso altre strade e i nipoti hanno preferito lo studio e comunque
erano troppo piccoli per apprendere il mestiere.
La bottega prima si trovava in Via del Fosso poi, quando mio nonno acquistò
l'immobile in Via XXV luglio, il piano terreno fu utilizzato come laboratorio
dal 1955 fino al 1992.
I primi tempi il babbo e il nonno si limitarono a costruire piccoli oggetti
poi finestre, persiane fino a realizzare mobili d'arredamento per le abitazioni:
cucine, camere da letto, il baule per il corredo delle spose. All'epoca
non esistevano i mobilifici e i clienti potevano pagare a rate. Altri
oggetti particolari che costruirono, furono le botti per la Fattoria Bartolomei-Corsi,
botti che ora si trovano nelle cantine del Chianti. Era un lavoro molto
faticoso poiché non c'erano molti mezzi.
Mio
babbo costruiva prevalentemente mobili nuovi, si occupava in minor misura
di restauro: piuttosto era solito acquistare mobili vecchi e con i pezzi
ricostruiva pezzi dell'arredamento di sua creazione.
Per esempio quando le Suore del Convento dei Cappuccini di Montauto si
disfecero dei vecchi mobili, lui li trasformò in altre suppellettili
ancora oggi conservate dai parenti.
Nella bottega c'era anche un vecchio tornio usato dal mio bisnonno con
il quale venivano costruiti oggetti d'arredamento come candelabri, decorazioni
per sedie ecc.
Negli ultimi tempi il babbo si dedicò anche all'intarsio e, non
dovendo più sostenere la famiglia, si occupò della realizzazione
dell'arredamento delle case di noi tre fratelli.
Fino a che ha potuto lavorare, la bottega è stata il suo regno;
ogni mattina era solito scendere in bottega e, finché è
vissuto, anche il nonno che sovrintendeva ai lavori del babbo fino ad
età avanzata. Apriva la bottega anche di domenica perché
amava mostrare i suoi lavori a chi passava e volentieri forniva spiegazioni
su ciò che creava. Se trovava la persona che apprezzava le sue
opere gli dedicava molto tempo: non era geloso del suo lavoro e dei segreti
del mestiere. A volte, accompagnava questi "amatori" anche in
casa per mostrare le sue realizzazioni nonostante che noi familiari gli
facessimo notare che in fondo erano degli estranei. Lui rispondeva "Se
una persona si interessa, vuol bene al lavoro".
La bottega oggi contiene gli oggetti dei quali noi non vogliamo disfarci
come degli attrezzi con i quali il babbo lavorava che furono costruiti
accuratamente dagli stessi artigiani: le pialle, gli scalpelli, recuperando
pezzi di legno o di ferro.
Anche
questa era una attività molto bella poiché, pur non avendo
una scuola di disegno di supporto, quello che costruivano lo realizzavano
"a mente" facendo degli schizzi, secondo l'esperienza. Ora nella
bottega è rimasto tutto come fosse un "museo dei ricordi".
Il lavoro faceva parte integrante della sua vita ma nonostante questo,
credeva molto nelle relazioni sociali e svolgeva molte altre attività
nel paese.
Fu, infatti, uno dei primi espositori che aderirono alla iniziativa ancora
oggi in vita, della Mostra dell'Artigianato che ha sempre apprezzato come
momento di scambio tra artigiani e arricchimento culturale per il paese
di Anghiari.
Ha sempre trovato tempo per la famiglia con la quale condivideva i momenti
di riposo, delle vacanze, e nella quale ha svolto i diversi ruoli che
nel tempo si sono presentati: il marito, il padre e il nonno.Amava molto
la presenza dei nipoti nella sua bottega anche se temeva per la loro sicurezza,
e spesso costruiva con le sue mani i loro i giochi.
Negli
anni '60, iniziò a lavorare presso l'Istituto Statale d'Arte di
Anghiari dove fu il primo artigiano ad insegnare le materie tecniche di
laboratorio. All'inizio, l'impatto con la Scuola gli creò qualche
piccolo disagio essendo abituato a lavorare con le mani e trovandosi a
dover utilizzare macchinari nuovi che nessun artigiano possedeva in Anghiari.
Poi, quell'esperienza lo maturò molto dandogli la possibilità
di confrontarsi con un mondo nuovo e di trasmettere agli studenti l'apprezzamento
per quelle risorse e mezzi che lui non aveva potuto utilizzare nella sua
lunga esperienza. La scuola contiene molti lavori che il babbo realizzò
con gli studenti e, in un certo senso, questo rafforza il contributo che
lui, come artigiano di Anghiari, dette a questa istituzione.
Ebbe molte soddisfazioni nella scuola formando giovani che hanno dimostrato
nel tempo il loro talento. In fondo la scuola gli dette quella possibilità
che in famiglia non si era concretizzata con nessuno dei suoi discendenti,
di trasferire la sua esperienza ed impegno nel lavoro di artigiano ai
giovani studenti.
Il babbo ha interrotto la sua attività in età avanzata
per motivi di salute che lo hanno allontanato dalla sua bottega, il suo
regno".
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