BOTTEGA SCUOLA RICONOSCIUTA DALLA REGIONE TOSCANA LA TARSIA PITTORICA E PROPETTICA La tarsia prospettica-pittorica si potrebbe definire, un mosaico di legni, infatti si ottiene commettendo sagome di legno ricavate da un disegno prestabilito (il cartone o progetto). Questo tipo di tecnica ebbe il suo massimo fulgore fra il 1440 e 1540 periodo che fu il più importante per l'arte della tarsia, grazie al suo impiego che si adattava perfettamente con gli studi e alla teorizzazione della prospettiva e al gusto dell'epoca. L'espansione e il successo della tarsia, non è solo un episodio della storia dell'arredamento; la nuova tecnica si pose all'incrocio di tutte le arti perché, per la sua realizzazione, comprese la conoscenza della prospettiva e quindi della matematica riscattando per innovazione la posizione delle arti meccaniche nel confronto delle arti liberali. Non a caso gli intarsiatori più illuminati del quattrocento venivano chiamati maestri di prospettiva. Il perché di tale aggettivo, che sicuramente non è appropriato per tutti gli intarsiatori rinascimentali ma sicuramente calzante per i caposcuola di questa tecnica, deriva dalla conoscenza del disegno geometrico e della pittura. E' bene specificare che i cartoni per le tarsie più note, come lo studiolo di Federico da Montefeltro a Urbino, che si presume intarsiato da Baccio Pontelli, o le tarsie eseguite dai Canozzi da Lendinara alla Basilica di S. Antonio a Padova, erano preparati da pittori celebri quali: Bramante, Francesco di Giorgio Martini, Botticelli, Piero della Francesca e altri artisti del tempo. Nelle foto mobili adibiti ad armadio disegnati e intarsiati da MastroSanti Del Sere La tarsia non fu indenne da critiche, Vasari scriveva nelle Vite che la tarsia, è una tecnica che non contraffà se non la pittura essendo meno di quella; Questa considerazione del Vasari la riterrei appropriata più alle tarsie della metà del cinquecento, che denotano uno spirito imitativo della pittura, ma, a mio avviso, non idoneo alla tarsia quattrocentesca che si serve del legno per creare forme ed effetti prospettici, non superando i limiti dettati dal legno, ma inventando un'arte nuova, che si può considerare come anticipatrice al confronto delle arti cosiddette maggiori nel rinascimento. Per riuscire a sintetizzare l'evoluzione dell'intarsio ho diviso in tre periodi l'arco di tempo che coprì i cento anni della tarsia Tarsia dell'ordine superiore del Coro della Chiesa di Sant'Andrea a Ferrara, attribuita a Pier Antonio degli Abbati alla fine del XV secolo. Museo Schifanoia. Il periodo quattrocentesco,
legato maggiormente ai primi studi di prospettiva lineare, si basa soprattutto
su scorci prospettici. Oltre l'aspetto iconografico, le tarsie di questo
periodo si differenziano da quelle successive per la mancanza di essenze
colorate artificialmente. L'epicentro principale si sviluppò
in Firenze e Siena. Il
secondo periodo collocabile nei primi anni del cinquecento, grazie all'applicazione
della tintura dei legni e alla tecnica dellombreggiatura, consentì
agli intarsiatori di creare quadri più complicati sviluppando
e inserendo nuovi temi naturalistici collocati in scorci prospettici
di vedute urbane e paesaggistiche. foto Particolare del leggio intarsiato da Fra Raffaello da Brescia a Monte Oliveto Maggiore, coro. Il terzo periodo si colloca alla metà
del cinquecento con il venire meno per l'interesse della tarsia ai temi
geometrici e di innovazione, assomigliando sempre più a opere
che volevano avvicinarsi, imitando la pittura. La causa fu dovuta essenzialmente
ai cambiamenti di gusto tendenti ad un virtuosismo tipico del barocco.
L'esempio più importante viene da GianFrancesco Capodiferro che
riuscì ad ottenere risultati eccezionali, riproducendo in tarsie
i cartoni con storie bibliche di Lorenzo Lotto nella chiesa di Santa
Maria Maggiore a Bergamo.
foto sx Tarsia pittorica, tedesca della metà del XVI° secolo. fotodx Cristoforo Canozi da Lendinara |