MASTRO SANTI DEL SERE

BOTTEGA SCUOLA RICONOSCIUTA DALLA REGIONE TOSCANA

 Cenni sulla Tarsia nel seicento.

La tipologia della tarsia seicentesca consiste nell'adoperare materiali ed essenze diverse, come l'avorio, l'ebano, le pietre dure, le lamine di metallo, di rame e ottone accostate a tartaruga e listrature di legni di radica (che comunemente era di legno di noce). L’uso di queste essenze preziose fu dovuto alle scoperte e agli scambi commerciali che introdussero nuovi materiali . 
In questo secolo la tecnica più in auge è l'intaglio; uno dei massimi esponenti nell'area veneta, 

fu Andrea Brustolon che fu il maggior artefice di questo esuberante stile decorativo. 

In questo periodo il nome o la definizione dell'intarsiatore assume quello di ebanista, per la qualità dei materiali adoperati e il tipo di lavoro ricercato distinguendo così il suo lavoro da quello del comune falegname. Il nome di ebanista deriva da ebano legno scurissimo di colore nero, che fu usato moltissimo in questo secolo per far risaltare le materie che gli venivano accostate, basti pensare alle tarsie eseguite con tartaruga e ottone, rame o argento da Charles Boulle, grande ebanista alla corte di Luigi XIV.
Foto sopra
Particolare dell'intarsio dello schienale di una sedia Collezione privata Conti.
Foto lato
Mobile attribuito a Andrè Charles Boulle, intarsiato con ottone e tartaruga
.
Questo tipo di tarsia prende il nome dall'ebanista Boulle ma fu importato in Francia da artigiani italiani al servizio diMaria dei Medici. 
A questo tipo di legno furono accostate anche le pietre dure con la tecnica del commesso, dando al mobile una raffinatezza unica. Questi accostamenti furono dovuti alla creazione dell'Opificio delle Pietre Dure istituito da Ferdinando I a Firenze, che in collaborazione con gli ebanisti produsse splendidi esemplari di mobili come inginocchiatoi, piani di tavoli e stipi, mobili questi ultimi che per la loro struttura e le loro funzioni meglio si prestavano ad accogliere questo tipo di decorazione. 

CONTINUA >