STORIA DI UN MOBILE PREMIATO

Gianfranco Venè
L'idea del nomignolo in verità me la dette inconsapevolmente il Venè, infatti nelle mie altre attività extra lavoro, per passione mi diletto dalla giovane età a cantare canzoni popolari toscane insieme a un gruppetto di amici del mio paese a fare sporadiche sortite in commedie scritte per noi dal noto scrittore.

Nel 1986 Gianfranco Venè ci scrisse per la nostra Compagnia dei Ricomposti il Mastro Antonio, che narrava dello sventurato pittore Anghiarese che iniziò, si dice, Piero della Francesca all'arte della pittura. Non feci altro che riprendere il mastro, e al posto dell'Antonio ci misi il Santi, visto e considerato che questo nome non lo avevo mai digerito, almeno spero che mi porti fortuna nell'avventura di artigiano.
Penso di avere molte ragioni per non mandare giù il mio nome che il mi babbo Laurino mi ha affibbiato, basti pensare a quando andavo a ballare o almeno ci provavo visto che sono un imbranato di prima categoria, provi ad agganciare una ragazza e gli chiedi come si chiama e lei ti chiede altrettanto e tu con la lingua fra i denti gli dicevi Santino, e già avevi perso almeno la metà delle possibilità di riuscita. Sicuramente se mi chiamavo Paolo, che era il nome che mi voleva dare la mi mamma Edmonda sicuramente avrei avuto più possibilità.

foo della compagnia dei Ricomposti

Poco dopo la mia apertura mi venne a trovare in bottega il Venè noto scrittore che vinse il premio Bancarella ed era diventato direttore della importante rivista Panorama. Era un personaggio di grandissima cultura, che portò una ventata di colore al paese di Anghiari nel periodo tra la fine degli anni settanta fino alla sua morte nel 92. Che cosa centra uno scrittore con la costruzione di un mobile? Centra e se centra!!! La mia cultura del mobile e della sua costruzione proveniva dalla scuola e da quello che vedevo nelle botteghe degli artigiani locali che erano "restauratori" di mobili antichi, quindi anche le decorazioni intarsiate si riflettevano su queste tipologie. Uccellini, cavalli, upupa e angioletti intarsiati erano e sono le decorazioni più commerciabili e quindi di maggior produzione. La mia vetrina era abbastanza fornita. Il Venè entrando nella mia bottega cominciò ad osservare i miei mobili mi fece i complimenti, perché erano fatti bene e avevano anche dei belli intarsi:-bravo - mi disse ma a me mi piacciono tutti altri intarsi. Francamente non è che capii al volo quello che voleva dire. Nei giorni successivi cominciai a meditare su i suoi discorsi sulla tarsia e mi ritornò alla mente qualche vaga erudizione scolastica, e le dritte del Beppe Nomi, mica il Venè voleva riferirsi alle tarsie rinascimentali!
Erano proprio quelle. Peccato che non ho avuto il modo di ringraziarlo per avermi dato la scintilla che mi ha fatto scoprire e studiare questa arte.

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